La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 25260/2015, ha stabilito che le mancate pause e riposi spettanti ai prestatori vanno risarciti. In particolare un’azienda, è stata condannata a pagare due dipendenti in funzione del lavoro in eccesso svolto per ogni ora o frazione di ora di riposo giornaliero e/o settimanale non goduto.
La Suprema Corte, pertanto, ha ritenuto pienamente legittima la liquidazione equitativa del danno psicofisico derivato dalla mancata fruizione dei riposi operata dal Tribunale sulla valutazione della gravosità della prosecuzione dell’attività lavorativa oltre il limite normativo.
La quantificazione del danno, valutata, prendendo a calcolo il parametro per il lavoro straordinario è stata corretta, per i Giudici di Legittimità
La vicenda è stata ricondotta al cosiddetto “danno da stress” o usura psicofisica derivante per l’appunto nel mancato riconoscimento delle soste obbligatorie nella guida. E anche tale danno si iscrive nella categoria unitaria del danno non patrimoniale causato da inadempimento contrattuale e la sua risarcibilità presuppone la sussistenza di un pregiudizio concreto patito dal titolare dell’interesse leso, sul quale grava, pertanto, l’onere della relativa specifica deduzione: il diritto del lavoratore al risarcimento del danno non patrimoniale non può dunque prescindere da una specifica allegazione sulla natura e sulle caratteristiche del danno.
fonte il tuodiritto.it