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Il 1° gennaio 2019 entrato in vigore il nuovo Regolamento per il trasporto di merci pericolose su strada ADR 2019 e, come in ogni edizione, sono state pubblicate le istruzioni scritte che devono essere tenute a bordo dell’unità di trasporto conformemente alla sezione 8.1.5 dell’ADR.

Nuove istruzioni scritte ADR 2019, ma cosa cambia?

Le nuove istruzioni scritte ADR 2019 non introducono ulteriori modifiche o novità rispetto a quelle del 2017 ci sono alcune piccole cose che sono cambiate ed in particolare:

  • accertarsi che il nome tecnico della classe 4, divisione 4.1, sia aggiornato (denominazione corretta: Solidi infiammabili, materie autoreattive, materie che polimerizzano ed esplosivi solidi desensibilizzati)

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  • accertarsi che, oltre all’etichetta di classe 9, sia presente la nuova etichetta di classe 9A, specifica per il trasporto di batterie al litio

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Come prescritto dal capitolo 5.4.3.2, queste istruzioni devono essere consegnate dal trasportatore ad ogni membro dell’equipaggio del veicolo prima della partenza, in una lingua o lingue che ogni membro possa leggere e comprendere.

Attenzione: l’obbligo di fornire le istruzioni scritte all’equipaggio non ricade più sullo speditore, ma sul trasportatore.

Qualsiasi modello di istruzioni scritte non aggiornato con queste modifiche risulterà non conforme con il manuale ADR 2019 per la spedizione di merci pericolose via strada e, in caso di controlli, il trasportatore potrà essere sanzionato con una sanzione che varia da Euro 406,00 e 1.630,00 (art. 168 C.9 bis del Codice della Strada).

Le istruzioni scritte devono corrispondere, sia nella forma che nel contenuto, al modello a colori in quattro pagine presente al capitolo 5.4.3.4 dell’ADR in vigore.

Nel file allegato potete trovare le Istruzioni scritte in lingua italiana, che sono da stampare esclusivamente a colori e plastificare per tenere a bordo del veicolo, facilmente consultabili dal conducente/i.

Qualora ne abbiate bisogno ve le possiamo fornire anche in diverse lingue.

 

 

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Con oltre 5 mln di euro investiti partono i corsi della campagna di formazione ‘GuidiAmo Sicuro’ dell’Albo degli autotrasportatori, promossa dal MIT e coordinata da RAM Logistica Infrastrutture e Trasporti.

I corsi partiranno il 20 maggio e lo scopo sarà quello di fornire ai partecipanti le necessarie competenze per una guida più sicura ed ecosostenibile in strada. La formazione consisterà in una prima fase teorica ed in una pratica.

La formazione teorica si svolgerà on-line, tramite una piattaforma ‘e-learning dedicata all’iniziativa’, nel pieno rispetto delle regole per il contenimento della diffusione del Covid-19, mediante corsi interattivi, dinamici, modulari con la possibilità di monitorare costantemente l’attività dei partecipanti.

La formazione teorica servirà ad approfondire tematiche quali le tipologie di inquinamento, i sistemi per abbattere le emissioni, le tecniche di guida per il risparmio sui consumi e la preservazione del veicolo. Oggetto del corso saranno anche il controllo e la manutenzione del veicolo, la pianificazione del viaggio e l’efficienza logistica, la valutazione sui rischi professionali e delle condizioni psico-fisiche del conducente, come adattare la guida al mezzo, il corretto utilizzo della strumentazione e dell’attrezzatura di sicurezza, la gestione del carico.

La successiva formazione pratica, sarà suddivisa in due sessioni: la prima sarà effettuata tramite un simulatore di guida capace di riprodurre, in un ambiente realistico, i contesti potenzialmente pericolosi e permetterà al conducente, in tutta sicurezza e sotto la supervisione di istruttori esperti, di affinare le proprie tecniche di guida in situazioni di emergenza. La seconda, relativa alla guida ecosostenibile, sarà invece svolta su strada.

Saranno circa 1900 i primi conducenti (di cui più di 200 presentati dalla nostra associazione), dipendenti delle imprese che hanno aderito al bando di iscrizione, che potranno accedere alla piattaforma e-learning dedicata al progetto e usufruire della formazione teorica. Il bando resterà comunque aperto: le imprese possono partecipare collegandosi al sito dell’Albo o di RAM per scaricare la modulistica e aderire al progetto.

Le aziende che, ad oggi, hanno aderito all’iniziativa sono distribuite su tutto il territorio nazionale: il 40% dei conducenti lavora per aziende con sede operativa nelle regioni del settentrione mentre il restante 60% risulta equamente diviso tra il centro e il sud.

“In questa emergenza Covid-19 –  dichiara la ministra Paola De Micheli – abbiamo ulteriore conferma di quanto sia fondamentale per il Paese il lavoro degli autotrasportatori, che nonostante le limitazioni del lockdown, hanno continuato la loro attività, permettendo di far arrivare nelle nostre case i beni necessari. Per questo, oggi più che mai la formazione dei conducenti si rileva particolarmente importante, affinché il settore possa contare su autisti sempre più qualificati, sia in tema di sicurezza che in quello di sostenibilità ambientale. L’iniziativa della campagna di formazione ”GuidiAmo sicuro”, che l’Albo rende disponibile a tutte le imprese interessate è  infatti una azione concreta di qualificazione dei conducenti in cui i temi della attenzione alla sostenibilità e alla sicurezza sono i parametri si cui è imperniato l’intero progetto.

fonte Ramspa

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Sulla base delle disposizioni sopra richiamate, si ritiene altresì necessario
aggiornare l’elenco delle attività indifferibili da rendersi a partire dalla data del 4 maggio 2020 o successiva, ove espressamente indicata, limitatamente alle operazioni tecniche ed amministrative di competenza degli Uffici periferici della Motorizzazione. È lasciata, comunque, ai Direttori degli Uffici la possibilità di operare limitate rimodulazioni delle
tempistiche di avvio indicate nella presente in ragione di specifiche esigenze connesse a fattori di natura locale.
Pertanto, a integrazione di quanto riportato nella circolare prot. n. 2807 del 30 aprile 2020.

Per quanto attiene l’obbligo di sottoporre i veicoli a revisione entro il 31 luglio 2020, ferma restando la proroga fino al 31 ottobre 2020, a richiesta degli interessati gli UMC possono quindi espletare le attività di controllo tecnico avendo cura, nella programmazione delle attività di prenotazione in ragione delle specifiche situazioni locali, nel dare precedenza a quelle da effettuare con riguardo:
– ai veicoli da radiare per definitiva esportazione all’estero, secondo le
nuove disposizioni contenute nell’art. 103 c.d.s.;
ai veicoli comunque destinati alla circolazione all’estero (sia in Paesi UE sia in Stati extra UE);
– ai veicoli da sottoporre a revisione singola, ai sensi dell’art. 80, commi 5 e 7, c.d.s.;
– ai veicoli il cui precedente controllo tecnico abbia avuto esito “ripetere”.

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“Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur (mentre Roma discute, Sagunto è espugnata (Tito Livio, Storie, XXI, 7, 1). … Roma tergiversò, sicché dopo mesi di combattimenti la città si arrese e Annibale la rase al suolo. Questo al momento lo scenario che si propone all’attenzione.

Un modestissimo parere tecnico personale….Partiamo dal “Decreto liquidità” definibile, allo stato attuale, anche “decreto criticità”. Un decreto pasticciato, poco chiaro, ma soprattutto privo di efficacia immediata; troppe le complicazioni attuative che pesano sui potenziali fruitori che chiedono “Lavoro e Dignità”.

Dopo un mese circa dall’entrata in vigore del decreto, gli imprenditori si trovano ancora a rispondere, per esempio, alle richieste degli istituti di credito; pochissime aziende hanno ricevuto le risorse finanziarie per la ripartenza (sopravvivenza). Soprattutto, il governo è assente. Si parla tanto, si discute, si promette, ma di concretezza non v’è traccia.

La responsabilità politica è duplice. La prima è quella della comunicazione, che ha causato false aspettative con la promessa di soldi a tutti e subito; la seconda, a mio avviso, è l’incapacità dell’esecutivo di scrivere norme chiare, attuabili in tempi utili allo scopo: arrivare subito alle erogazioni necessarie alle imprese per sopravvivere e rimanere nei propri mercati.

Gli imprenditori stanno chiedendo aiuto, ma da soli non potranno mai risolvere il problema, nonostante la capacità e la voglia di fare la propria parte.

L’appello al senso di responsabilità e la richiesta di un “atto d’amore” alle Banche suonano come una dichiarazione di quasi impotenza. Bisogna ripartire. Lo richiedono a gran voce le ragioni dell’economia, l’Italia e la socialità.

Lo sviluppo di una Nazione deve necessariamente passare attraverso la creazione di benessere/ricchezza e chi non lo comprende non potrà mai governare bene un Paese.

Al sistema dell’impresa (sia piccola, media o grande) in forte sofferenza, si aggiunge anche, problema molto serio, la difficoltà dei cittadini, delle famiglie, nell’andare avanti: dopo la fase emergenziale sanitaria, si è entrati in tutta evidenza, in una fase di emergenza sociale che per molti significa non sapere come riuscire a vivere in modo decoroso. Non è da paese civile vedere, per esempio, file di persone dinanzi ai Monte dei Pegni al fine di monetizzare effetti personali.
In fondo sine pecunia ne cantantur missae (senza denaro non si cantano messe)!!!

Tutti chiedono giustamente di non morire di “Carognavirus” o di fame.

Questo stato di difficoltà, se non disciplinato, porta, e lo vediamo ogni giorno, a manifestazioni di protesta “fai da te” molto pericolose che si stanno sviluppando con caratteristica virale. Un “virus” economico che necessita di cure per disinnescare tensioni con azioni concrete e immediate (ieri….è già tardi).
Parimenti faccio notare, seppur con forti dolori di pancia della categoria, il grande senso di responsabilità dell’autotrasporto che non ha chiesto di ripartire, ma di continuare per garantire, come ha sempre fatto, la sopravvivenza a tutti i cittadini.

Quello che salta all’occhio, vedendo vari reportage televisivi, è l’assenza, sulla piazza, dei rappresentanti di associazioni di categoria: un dato che crea imbarazzo. Perché questo silenzio? Chiediamocelo, è necessario!

A tal proposito, per avviare una discussione serena, intendo riportare per nulla pretendere l’avere la bacchetta magica, alcune considerazioni e prese di posizione che manifestano la necessità di una rivisitazione del sistema di rappresentatività “vera, reale e concreta”: c’è bisogno probabilmente di una difficile e coraggiosa “revisione”..

Non si può continuare, dicono dalla piazza, a tenere in piedi associazioni di categoria (quelle presenti nel cd definito Olimpo), che hanno perso, a detta di molti operatori, il senso del loro stesso esistere: il contatto con la categoria. Rappresentanze che difficilmente, potranno essere “toccate” se non addirittura utopistico pensare di riportarle sulla terra, per procedimenti antichi, obsoleti, grazie ai quali una volta avuto un riconoscimento, questo rimane immutato in eterno.

Un esempio sul quale aprire la discussione è “l’arbitraria” obbligatorietà di iscrizione al Fondo FSBA (Fondo di solidarietà bilaterale per l’artigianato) di cui si parla in questi tempi, onde poter accedere alla Cassa integrazione. Si tratta di un fondo costituito dalle associazioni datoriali e quelle dei dipendenti (Confartigianato, CNA, Casartigiani, Claai, CGIL, CISL, UIL) .

All’indomani dell’approvazione del Decreto c.d. Cura Italia, con riferimento al comparto artigiano, è sorto un acceso dibattito sulla obbligatorietà dell’iscrizione al Fondo di solidarietà bilaterale dell’artigianato, apparentemente necessaria ad accedere alla cassa integrazione con causale COVID-19.

Da più parti si è levata la protesta degli artigiani e della categoria dei consulenti del lavoro che, a ragione, avevano sempre ritenuto non necessaria l’iscrizione a FSBA e EBNA.

Di contro l’Ente Bilaterale che gestisce il Fondo, pur avendo ricevuto un trasferimento di risorse pubbliche a sostegno della CIG pari a 60 milioni e forse più di euro, con diversi comunicati stampa, ha mantenuto ferma la propria posizione, affermando categoricamente che l’iscrizione è dovuta per legge.

L’arbitraria, a detta di altri esperti, richiesta di iscrizione, che comporterebbe il sorgere dell’obbligo contributivo non solo per il futuro, ma anche per il pregresso (pari a 36 mensilità), ha di fatto paralizzato la possibilità di ottenere la cassa integrazione per migliaia di datori di lavoro che liberamente avevano deciso di non aderire al FSBA.

“Tutto questo sta avvenendo in palese violazione dei principi costituzionali e chiediamo – si sostiene dall’associazionismo “in prima linea” – un immediato passo indietro, nel rispetto delle migliaia di imprese artigiane che necessitano di questi soldi per la cassa integrazione che, vorrei ricordarlo, sono pubblici. È impensabile vincolarne l’accesso all’iscrizione a un fondo privato, altrimenti sarebbe come non dare alcun sostegno, dal momento che il pagamento delle mensilità per i datori di lavoro può arrivare anche a qualche migliaia di euro”. Sull’argomento si è espresso anche il TAR del Lazio– Roma, sez. III quater che ha riconosciuto la possibilità di presentare la domanda di integrazione salariale senza previa iscrizione a FSBA e EBNA.”
Capisco che si tratta di una questione molto tecnica, ma è facile comprendere che nessuno può obbligare a transitare in regime di monopolio.

Tornerò sul “pezzo” con personale esposizione delle considerazioni che ho letto di altre associazioni che non fanno parte degli elenchi codificati e sulla questione del Fondo, ma nel frattempo, se dobbiamo, come stiamo affrontando, un periodo di grandi sofferenze, bisogna “lavorare tutti insieme”, nessuno escluso, e affrettarsi a trovare le soluzioni nei confronti di due nemici estremamente pericolosi: una crisi economica epocale e una pandemia dai risvolti pesantissimi di non facile soluzione. Ritengo infatti che molti che operano al fianco di tantissime imprese possano apportare un contributo propositivo. Necessario fare una sintesi.
Ufficio stampa: Lorella Ulpiani

Credo sia necessario dire basta e regolarizzare i monopoli; i tempi stanno cambiando velocemente e quindi rimbocchiamoci le maniche “tutti” e come si dice in termini calcistici: palla avanti e pedalare.

Dall’Inno d’Italia……stringiamci a coorte e buon fine settimana ancora di speranza a tutti.

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PMIA informa che il Ministero dei Trasporti ha previsto una ulteriore  proroga della sospensione dei divieti per la circolazione dei mezzi pesanti. Il Ministro Paola De Micheli ha firmato oggi, 7 Maggio 2020, il decreto n. 196 con cui si sospende il calendario dei divieti di circolazione dei mezzi pesanti da 7,5 tonnellate adibiti al trasporto di cose per il trasporto in ambito nazionale per i seguenti giorni: domenica 10 e 17 maggio.
Resta ancora valida fino a nuova disposizione governativa la sospensione sine die del divieto per i servizi di trasporto merci internazionale.
La proroga ancora una volta è resa necessaria dall’emergenza Coronavirus e dalla necessità di superare un ulteriore elemento di criticità del sistema dei trasporti non più giustificato dall’attuale riduzione dei flussi di traffico.

 

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Riceviamo dall’avvocato Pasquale Bonanni del Foro di Napoli, (uno degli Avvocati della PMIA insieme allo studio Rizzi De Cillis ed altri) e che riteniamo utile pubblicare, il suo parere all’alba del rispolvero dei COSTI MINIMI per la sicurezza.
L’Antitrust promuove i nuovi costi minimi
L’Autorità garante della concorrenza e del mercato, investita dal MIT ai sensi dell’articolo 22 della legge n. 287/90, ha espresso parere favorevole alla nuova impostazione metodologica proposta per la definizione dei costi indicativi di riferimento dell’autotrasporto di cui all’art.1, comma 250, della legge 23 dicembre 2014, n. 190.
“L’Autorità – si legge nel bollettino settimanale dell’Antitrust del 14.04.2020 – ha valutato nel complesso positivamente l’impostazione metodologica del nuovo schema sottoposto dal Ministero, in quanto suscettibile di mantenere sufficienti spazi per il confronto competitivo tra le imprese di autotrasporto nella definizione dei rispettivi prezzi. Infatti, la previsione di quattro grandi categorie di costi non appare suscettibile di fornire alle imprese elementi di costo prestabiliti con eccessivo dettaglio, consentendo alle stesse di muoversi in uno spazio di offerta esteso, come tale rispettoso della autonomia negoziale. Perché ciò avvenga, è tuttavia necessario che i valori di riferimento siano definiti in misura sufficientemente ampia sulla base di forcelle che tengano conto di un valore minimo e un valore massimo, a seguito di valutazioni oggettive. A tale proposito, s’intende che la definizione dei suddetti valori potrà anche avvenire a cura di un soggetto terzo, purché esso sia a tutti gli effetti indipendente e professionalmente idoneo”. Sembra, dunque, come auspicato dai protagonisti del settore, che i “costi minimi” dell’autotrasporto torneranno, anche se in una versione diversa da quella che è stata abbandonata dopo la nota sentenza della Corte di Giustizia Europea del 04.09.2014.
Il nuovo metodo predisposto Ministero prevede innanzitutto una precisa distinzione dei veicoli, cui verranno applicati i costi dell’autotrasporto, in quattro classi, rispettivamente: a) fino a 3,5 ton, (b) tra 3,5 e 12 ton, (c) tra 12 e 26 ton, (d) oltre 26 ton.
Il MIT, inoltre, individua quattro categorie di costi:
1) veicolo a motore + rimorchio/semirimorchio (voce comprensiva di: acquisto, manutenzione, revisione, pneumatici, bollo e assicurazione);
2) ammortamento veicolo a motore (3-6 anni) + rimorchio/semirimorchio (8-12 anni);
3) lavoro (voce comprensiva di stipendio, trasferte e straordinari);
4) energia (voce comprensiva delle diverse possibilità di
alimentazione).
Lo studio per determinare in maniera oggettiva l’ammontare dei costi indicativi, però, verrà affidato dal Ministero a un soggetto terzo, mediante evidenza pubblica.
Qui iniziano le criticità. Com’è noto uno, dei motivi che indusse la Corte di Giustizia a bocciare i costi minimi, era dato dal fatto che gli stessi fossero fissati da un soggetto terzo (l’Osservatorio dell’Autotrasporto), i cui membri non garantivano il rispetto della terzietà necessaria affinché si potessero adottare decisioni in materia di prezzi, derogative del principio della libertà d’iniziativa economica e di libera concorrenza. Non è un caso che, con riferimento alle tabelle ministeriale determinative dei costi minimi, la Corte di Giustizia, con l’ordinanza del 21.06.2016, affermava:” L’articolo 101 TFUE, in combinato disposto con l’articolo 4, paragrafo 3, TUE, deve essere interpretato nel senso che non osta a una normativa nazionale, come quella di cui al procedimento principale, in forza della quale il prezzo dei servizi di autotrasporto delle merci per conto di terzi non può essere inferiore a costi minimi d’esercizio determinati da un’amministrazione nazionale”.
La Corte, dunque, con tale ultima decisione affermava che la normativa introdotta con l’art.83 bis allora in vigore, era pienamente compatibile con quella comunitaria, per quel che concerne le delibere adottate dal Ministero, proprio perché provenienti non da un organismo rappresentativo delle associazioni di categoria, bensì dallo Stato. Alla luce di tali considerazioni sarebbe auspicabile, al fine di dirimere ogni possibile fonte di conflitto, che il MIT provveda direttamente alla determinazione dei costi di riferimento.
Ad ogni buon conto, salutiamo con fiducia il parere favorevole dell’antitrust.
Avv. Pasquale Bonanni
Avv. Brunella Annunziata