Sessanta autisti assunti in Portogallo, ma in realtà lavoravano per una nota azienda di autotrasporto di Livorno, il cui titolare settantenne (amministratore unico della società) è adesso indagato per omessa denuncia dei lavoratori, frode fiscale e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
La Finanza riferisce di contributi previdenziali non pagati per un milione e mezzo di euro.
Nei giorni scorsi il nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Livorno ha concluso le attività investigative collegate all’indagine di polizia giudiziaria chiamata “Lusitania”, coordinata dalla Procura di Livorno. E’ emerso così il meccanismo fraudolento messo in piedi dall’imprenditore livornese: grazie all’aiuto di altre cinque persone, il 70enne si era avvalso di due società di comodo create in Portogallo, con sede a Lagoa, che servivano a mascherare l’effettivo rapporto di lavoro tra la società livornese e 61 autisti, fra i quali 57 extracomunitari di nazionalità moldava, georgiana, ucraina e russa, di età compresa fra i 35 e i 55 anni.
Le società portoghesi assumevano solo formalmente i lavoratori che, di fatto, svolgevano stabilmente la propria attività al servizio della società labronica; con le società portoghesi c’erano scritture private e contratti di distacco considerati dagli inquirenti “simulati”, di conseguenza con false fatturazioni. Molte fatture sarebbero state pagate in contanti per una cifra superiore ai 200mila euro: una modalità insolita, soprattutto fra società di paesi diversi.
Fonte La nazione Livorno