Per prendersi qualche giorno in più di malattia, il dipendente che presenta in azienda certificati medici falsi non rischia solo il licenziamento, ma anche una condanna penale. A dirlo è la Cassazione con una sentenza di poche ore fa .
Quando c’è il certificato medico, ma non la malattia
Nel caso in cui il lavoratore faccia falsamente certificare al proprio medico curante la presenza di una malattia, si pongono le condizioni perché il medico fiscale dell’Inps, a seguito della visita di controllo, ordini l’immediato rientro del dipendente al lavoro. Ma, a prescindere da ciò, il dipendente potrebbe essere licenziato ugualmente se viene “scoperto” dal datore (anche attraverso detective o testimonianze) mentre svolge attività incompatibili con la malattia (potrebbe rilevare anche una semplice uscita di casa).
Quando il certificato del medico viene falsificato
Diversa l’ipotesi del certificato medico riprodotto dal dipendente stesso. In questo caso, scontato il licenziamento, scatta anche l’incriminazione penale.
La sentenza in commento conferma la condanna a due mesi di reclusione – con sospensione condizionale della pena – e 400 euro di multa per tentata truffa ai danni dello Stato di un dipendente di scuola.
I falsi certificati erano caratterizzati dall’intestazione del medico (realmente esistente), dal suo timbro e dalla sua firma. I documenti presentati alla scuola, quindi, apparivano assolutamente conformi ad un qualsiasi certificato medico e tali da trarre in inganno chiunque, anche alla luce della tipologia delle diagnosi riportate e del linguaggio utilizzato.