Ricavi non dichiarati per oltre 3 milioni di euro, Iva evasa per circa 650mila euro e una ventina di posizioni lavorative di autotrasportatori risultati completamente “in nero” per le quali sono state contestate le ritenute fiscali e contributive non operate e non versate, oltre alla maxi-sanzione prevista dalla normativa di settore. È quanto ha scoperto la Guardia di Finanza di Sassuolo al termine di indagini di polizia economico finanziaria su un’ingente evasione fiscale connessa ad un fenomeno di esterovestizione, attuato attraverso la fittizia localizzazione all’estero della residenza fiscale di una società, attiva nel settore dell’autotrasporto, risultata formalmente localizzata in uno Stato dell’Est europeo ma che, in realtà, operava sistematicamente e perseguiva il suo oggetto sociale in Italia, nell’ambito del territorio del distretto ceramico di Sassuolo.
La società verificata ha omesso così di dichiarare in Italia il reddito conseguito nell’esercizio della propria attività d’impresa, presentando le dichiarazioni dei redditi relative agli anni compresi tra il 2011 ed 2012 nello Stato di formale residenza fiscale (Slovacchia) ove l’aliquota d’imposta applicata è inferiore a quella prevista in Italia. Le Fiamme Gialle hanno infatti accertato che la società slovacca altro non era che un mero recapito, privo di automezzi propri e di magazzini, e che le decisioni effettive circa la gestione amministrativa dell’impresa estera, le tratte da seguire per la consegna delle merci trasportate nonché gli automezzi utilizzati, venivano tutte prese dagli amministratori dell’impresa italiana.
L’esame della corposa documentazione contabile ed extra-contabile ha dunque confermato la costituzione, da parte della società italiana, di un proprio alter ego slovacco, con la finalità di sfruttare la minore e più favorevole tassazione sui redditi d’impresa, il minor costo della manodopera slovacca, nonché di proporsi sul mercato a prezzi molto più competitivi dei soggetti economici concorrenti, alterando le regole del mercato stesso dell’autotrasporto, in danno degli operatori corretti. All’esito delle indagini di polizia giudiziaria, delegate dalla Procura di Modena e coordinate dal pubblico ministero Lucia De Santis, le Fiamme Gialle sassolesi hanno inoltre portato alla luce un articolato sistema fraudolento, messo in atto dagli amministratori della società italiana, poi dichiara fallita, finalizzato, da un lato, alla graduale distrazione dei beni e delle attività facenti parte del patrimonio sociale; dall’altro, alla dissimulazione delle commesse commerciali e dei volumi d’affari, con lo scopo di attestare falsamente lo stato di crisi aziendale in Italia ed ottenere così il sussidio della cassa integrazione guadagni straordinaria, previsto dalla legge 223/91, per un importo complessivo di circa 130.000 euro.
A conclusione della complessa attività d’indagine durata oltre 2 anni, la Tenenza di Sassuolo ha denunciato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Modena i due amministratori delle società verificate, ritenuti responsabili dei delitti di frode fiscale, omessa dichiarazione e false comunicazioni sociali, oltre ai reati di bancarotta fraudolenta e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.
fonte il Resto delCarlino