Home Posts tagged accise
News

Nel mirino del decreto Clima un taglio lineare del 10%  di benefici e un taglio sul recupero accise per i veicoli Euro 3 e antecedenti, che permetterebbe di finanziare uno specifico fondo istituito presso il Ministero dell’economia e delle finanze per il finanziamento di interventi in materia ambientale

Nel mirino della prossima “manovra verde” del governo, basata su quel New Green Deal annunciato dal premier Giuseppe Conte durante la richiesta di fiducia in Parlamento, ci sono soprattutto i sussidi ambientalmente dannosi (Sad). Non è la prima volta che si parla di questo tema che stavolta finisce, nero su bianco, nel nuovo decreto legge sul Clima messo a punto dal ministro dell’Ambiente Sergio Costa.

TAGLI DEI SUSSIDI AMBIENTALMENTE DANNOSI

“A partire dall’anno 2020, le spese fiscali dannose per l’ambiente indicate nel Catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi istituito presso il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare sono ridotte nella misura almeno pari al 10 per cento annuo a partire dal 2020 sino al loro progressivo annullamento entro il 2040”, si legge nella bozza del provvedimento. All’individuazione dei sussidi “si provvede in sede di legge di bilancio annuale e i relativi importi sono destinati, nella misura del 50 per cento, a uno specifico fondo istituito presso il Ministero dell’economia e delle finanze per il finanziamento di interventi in materia ambientale, con priorità alla revisione dei sussidi ambientalmente favorevoli, alla diffusione e innovazione delle tecnologie e dei prodotti a basso contenuto di carbonio e al finanziamento di modelli di produzione e consumo sostenibili”.

A QUANTO AMMONTANO I SUSSIDI

Un taglio lineare del 10%, insomma, alle spese fiscali dannose per l’ambiente, legate cioè a fonti e pratiche inquinanti, come definiti nel Catalogo dei sussidi ambientali del ministero dell’Ambiente. In base al Catalogo, l’importo dei sussidi ambientalmente dannosi ammonta complessivamente a 16,1 miliardi, di cui 154 milioni per ‘agricoltura e pesca’, 11,5 miliardi per ‘energia’, 202 milioni per ‘trasporti’,700 milioni per ‘altri sussidi’ e 3,5 miliardi per ‘IVA agevolata’. Difficile invece quantificarli: secondo il rapporto Ceriani citato dal catalogo del ministero dell’Ambiente nel 2011 erano censiti 720 misure. Sul fronte dei sussidi diretti, il rapporto Giavazzi (2012) aveva stimato in 10 miliardi di euro l’anno il risparmio derivante da contributi pubblici alle imprese “eliminabili” e utilizzato per ridurre la pressione fiscale.

IL COSTO DEI SUSSIDI VOCE PER VOCE

L’Ufficio valutazione impatto del Senato prima della finanziaria dello scorso anno in un dossier ad hoc, aveva ricostruito parte di queste misure: il sussidio più oneroso è il differenziale di accisa fra benzina e gasolio, che incide per circa 5 miliardi di euro di mancato gettito (6 miliardi circa includendo anche l’effetto sull’IVA, dato che l’IVA grava non solo sul prezzo industriale ma anche sulla componente di accisa). Seguono le due esenzioni di accisa per i carburanti impiegati nel trasporto aereo e in quello marittimo, che incidono rispettivamente per 1,5 miliardi e circa 0,5 miliardi di euro; il rimborso dell’accisa sul gasolio a favore dell’autotrasporto merci e passeggeri comporta una perdita di gettito di circa 1,3 miliardi di euro; le agevolazioni per i carburanti impiegati in agricoltura pesano per 830 milioni; i permessi ETS assegnati gratuitamente comportano la rinuncia a 654 milioni; l’esenzione dell’accisa sull’energia elettrica per le piccole utenze domestiche incide per ulteriori 634 milioni di euro.

OLTRE IL 97% DEI SUSSIDI DANNOSI PER L’AMBIENTE INDIVIDUATI NEL CATALOGO È COSTITUITO DA SCONTI FISCALI

Il Catalogo è riuscito ad esaminare 131 schemi di sussidio potenzialmente rilevanti sotto il profilo ambientale, per un valore finanziario complessivo, nel 2016, di circa 41 miliardi di euro: il 2,5% del PIL. Di questi, 57 sono dannosi per l’ambiente, per una spesa finanziaria complessiva di 16,2 miliardi di euro; 46 sono forme di sussidio favorevole all’ambiente, per un valore di 15,7 miliardi; 27 sussidi sono “incerti”, per un valore complessivo di 5,8 miliardi; 1 sola misura è “neutrale”, per un importo di 3,5 miliardi. Oltre il 97% dei sussidi dannosi per l’ambiente individuati nel Catalogo è costituito da sconti fiscali(detrazioni, iva agevolata, esenzioni, crediti d’imposta ecc), mentre appena il 3% è dato da trasferimenti diretti. Il sussidio più oneroso è il differenziale di accisa tra benzina e gasolio (molto più bassa per il gasolio), che nel trasporto auto passeggeri incide per circa 5 miliardi di mancato gettito (circa 6 miliardi includendo anche l’IVA). Il settore dell’ energia assorbe il 57,6% dei sussidi, 23, 69 mld e di questi 11,55 mld sono dannosi per l’ ambiente e 12,14 mld sono favorevoli.

QUANTO PESANO IN PERCENTUALE

Infatti, evidenzia La Repubblica, “il diesel per autotrazione oggi beneficia di uno sconto sull’accisa rispetto alla benzina del 23%: un intervento di parificazione porterebbe un rincaro del gasolio di poco più di 10 centesimi alla pompa. Nel mirino anche i Tir: da anni percepiscono un rimborso dell’accisa sul carburante che in pratica si traduce in uno sconto del 17,2 per cento sul pieno di gasolio (…) Candidati al taglio anche i sussidi per l’agricoltura: i carburanti per i trattori e per gli altri macchinari, beneficiano di uno sconto sulla tassazione rispetto alle normali aliquote del 22% per il gasolio e per il 49% per la benzina”.

Vista la gradualità come verranno inserite nella Legge di Bilancio i Sussidi Ambientalmente Dannosi a gennaio 2020 l’autotrasporto si troverà ad affrontare un nuovo periodo nero, infatti con l’entrata della nuova Legge di bilancio verranno sicuramente danneggiati tutti i mezzi circolanti antecedente all’Euro 4, in primo luogo poi si sta già discutendo  di pareggiare il costo delle accise sul gasolio (0.627) a quelle sulla benzina (0.728), che comporterebbe un aumento alla pompa di circa 11 centesimi in più rispetto al prezzo attuale.

Ancora una volta a rimetterci sarà l’autotrasporto, credo che sia bene iniziare a pensare già oggi su  un’eventuale azione di agitazione nel settore.

 

 

News

Il 14 novembre 2016, la Guardia di Finanza di Catania ha sgominato una vasta organizzazione che importava illegalmente carburante importato dall’estero e trasportato con autoarticolati rumeni e bulgari.

La banda di contrabbandieri aveva una dimensione internazionale e giocava sul finto transito in territorio italiano. L’organizzazione acquistava il gasolio in raffinerie tedesche, austriache e polacche, trasportandolo in Italia usando imprese di autotrasporto con sede in Romania e Bulgaria e con falsa documentazione che dichiarava un carico di olio lubrificante (che non paga accise) destinato ad altri Paesi esteri, come Grecia, Malta o Cipro. Con questo meccanismo, i contrabbandieri speravano di eludere i controlli su strada.
In realtà, il gasolio arrivava nel catanese, dove era scaricato in diverse aree attrezzate come vere stazioni di servizio completamente abusive, che provvedevano alla vendita all’acquirente finale. Ovviamente, questi impianti non offrivano alcuna garanzia dal punto di vista della sicurezza. Che tale aspetto non interessasse minimamente i contrabbandieri emerge anche dalle modalità di trasporto: invece che in autocisterne conformi all’Adr, infatti, il gasolio viaggiava in contenitori in plastica da mille litri, caricati su normali autoarticolati centinati. Il gasolio era venduto a privati e a imprese di autotrasporto con uno “sconto” di 30-40 centesimi al litro rispetto al prezzo alla pompa.
L’organizzazione era gestita da tre diverse bande, collegate tra loro, che si dividevano la gestione della filiera. Una era capeggiata da un pregiudicato appartenente alla cosca mafiosa dei Laudani, che si occupavano dello stoccaggio e della vendita al dettaglio del gasolio tramite un autolavaggio a Sant’Antonio e un parcheggio ad Acireale. Una seconda banda era formata da un autotrasportatore e da due fratelli titolari di un’impresa di autotrasporto, già coinvolti in un’altra indagine sul contrabbando, che rappresentavano nel catanese e in Campania una rilevante fonte illecita d’approvvigionamento di prodotti petroliferi. Questa organizzazione operava anche tramite società estere in diversi Paesi europei. Una terza banda, promossa da un altro autotrasportatore, provvedeva all’approvvigionamento di gasolio agricolo da depositi del siracusano e del catanese.
La Guardia di Finanza sottolinea che queste tre bande “hanno continuato a delinquere nonostante nel corso delle indagini i finanzieri di Catania avessero intercettato numerosi trasporti di contrabbando arrestando in flagranza di reato 11 persone e sequestrando complessivamente circa 270mila litri di prodotto”. Secondo gli inquirenti, il contrabbando ha interessato quasi un milione di litri di gasolio l’anno, con profitti di in nero di svariate centinaia di migliaia di euro e con imposte evase superiori al milione di euro. La Magistratura ha disposto anche il sequestro preventivo di circa 4, 5 milioni di euro.

fonte trasportoeuropa

News

L’ultima trova di Renzi è abolire il bollo degli autoveicoli. Sembrerebbe una buona notizia, ma si completa con l’aumento delle accise sui carburanti per compensare il mancato introito della tassa di possesso. Una misura già attuata da tempo in altri Paesi, come la Germania, che ha lo scopo di far pagare i costi delle infrastrutture a chi le usa di più, perché un esborso fisso uguale per tutti (secondo la potenza fiscale del veicolo) sarebbe sostituito da uno variabile sul chilometraggio percorso.
E proprio questa caratteristica penalizza anche le attività basate sulle percorrenze, tra cui gli autotrasportatori. La Cgia di Mestre ha svolto una simulazione basata sull’ipotesi di un aumento dell’accisa di 16 centesimi per litro (valore necessario per compensare i 6,1 miliardi l’anno di mancato introito del bollo), mostrando che può risparmiare solo chi percorre meno di 20mila chilometri l’anno.
La simulazione è svolta considerando un’autovettura privata a gasolio, ma la Cgia afferma che sarebbero penalizzati anche gli autotrasportatori. Per avere una dimostrazione più precisa, bisognerebbe però considerare anche lo sconto sulle accise ottenuto dalle imprese di autotrasporto che usano autoveicoli con massa complessiva oltre 7,5 tonnellate e con motori Euro 3 o superiori. Per loro aumenterebbe la soglia chilometrica di convenienza, ma bisogne tenere conto che questi veicoli possono percorrere oltre 100mila chilometri l’anno. Bisognerebbe anche capire se un eventuale provvedimento in proposito conterrà correttivi per il trasporto merci, come per esempio un ulteriore sconto sull’accisa. La stessa Cgia auspica misure specifiche per chi usa gli autoveicoli per lavoro.

fonte trasportitalia

In base al provvedimento che fu emesso a suo tempo dal Ministero dei trasporti ad ogni aumento delle accise sarebbe stato riconosciuto al settore tutto l’aumento, pertanto ipotizzando un aumento di 16 centesimi l’importo che verrebbe richiesto a rimborso sarebbe di 37 centesimi circa.

Ma non finisce qui, se oggi su 1000 litri di gasolio paghiamo 617,40 di accise e 223.19 di IVA (tra l’altro per una imposta sulle imposte quindi irregolare), ci troveremo davanti ad un paradosso e sarebbe il seguente:

Costo industriale Gasolio (al netto di Iva e Accise) 397,09 al quale andrebbe aggiunto il costo delle accise dei mesi precedenti più quella relativa all’eliminazione del bollo auto quindi 777,40 il costo del gasolio alla pompa schizzerebbe avanti fino a 1.433 a litro (sì perchè ai dati precedenti c’è da aggiungere l’IVA (sempre sulle imposte).

 

 

News

Dal 1 Gennaio 2016 i veicoli euro 1 ed euro 2 non possono più recuperare le accise pari a 214,18609 ogni 1000 litri di gasolio, molte sono state le richieste e molte sono state le risposte non date.

Ad oggi l’agenzia delle Dogane non si è apertamente espressa sulla possibilità per i veicoli Euro 1 ed Euro 2 che seppur venga installato il filtro antiparticolato, si possa tornare ad ad avere il rimborso delle suddette accise.

La considerazione che viene fatta è molto semplice, il rimborso sulle accise è sui consumi non sulla classe ambientale, pertanto sarà abbastanza evidente quella che sarà la risposta dell’Agenzia, a classe Euro più bassa corrispondono consumi più elevati.

La pubblicità che viene fatta da molte aziende produttrici e commerciali di filtri antiparticolato, insiste sul fatto che comunque verrà riconosciuta.

Qualora l’agenzia decidesse di riconoscere il rimborso, ipotesi alquanto remota, credo che comunque sia necessario, da imprenditori, fare due conteggi e verificare se veramente è conveniente adottare il sistema di aggiornamento della classe ambientale dei veicoli.

Il costo del filtro antiparticolato ha un costo indicativo che varia in base alla tipologia di mezzo che comunque parte da un minimo di 5.000€ fino ad 8.000€ ed  i litri di gasolio che devono essere utilizzati per ammortizzare l’impianto partono da 23.000 fino a 37.000.