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“Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur (mentre Roma discute, Sagunto è espugnata (Tito Livio, Storie, XXI, 7, 1). … Roma tergiversò, sicché dopo mesi di combattimenti la città si arrese e Annibale la rase al suolo. Questo al momento lo scenario che si propone all’attenzione.

Un modestissimo parere tecnico personale….Partiamo dal “Decreto liquidità” definibile, allo stato attuale, anche “decreto criticità”. Un decreto pasticciato, poco chiaro, ma soprattutto privo di efficacia immediata; troppe le complicazioni attuative che pesano sui potenziali fruitori che chiedono “Lavoro e Dignità”.

Dopo un mese circa dall’entrata in vigore del decreto, gli imprenditori si trovano ancora a rispondere, per esempio, alle richieste degli istituti di credito; pochissime aziende hanno ricevuto le risorse finanziarie per la ripartenza (sopravvivenza). Soprattutto, il governo è assente. Si parla tanto, si discute, si promette, ma di concretezza non v’è traccia.

La responsabilità politica è duplice. La prima è quella della comunicazione, che ha causato false aspettative con la promessa di soldi a tutti e subito; la seconda, a mio avviso, è l’incapacità dell’esecutivo di scrivere norme chiare, attuabili in tempi utili allo scopo: arrivare subito alle erogazioni necessarie alle imprese per sopravvivere e rimanere nei propri mercati.

Gli imprenditori stanno chiedendo aiuto, ma da soli non potranno mai risolvere il problema, nonostante la capacità e la voglia di fare la propria parte.

L’appello al senso di responsabilità e la richiesta di un “atto d’amore” alle Banche suonano come una dichiarazione di quasi impotenza. Bisogna ripartire. Lo richiedono a gran voce le ragioni dell’economia, l’Italia e la socialità.

Lo sviluppo di una Nazione deve necessariamente passare attraverso la creazione di benessere/ricchezza e chi non lo comprende non potrà mai governare bene un Paese.

Al sistema dell’impresa (sia piccola, media o grande) in forte sofferenza, si aggiunge anche, problema molto serio, la difficoltà dei cittadini, delle famiglie, nell’andare avanti: dopo la fase emergenziale sanitaria, si è entrati in tutta evidenza, in una fase di emergenza sociale che per molti significa non sapere come riuscire a vivere in modo decoroso. Non è da paese civile vedere, per esempio, file di persone dinanzi ai Monte dei Pegni al fine di monetizzare effetti personali.
In fondo sine pecunia ne cantantur missae (senza denaro non si cantano messe)!!!

Tutti chiedono giustamente di non morire di “Carognavirus” o di fame.

Questo stato di difficoltà, se non disciplinato, porta, e lo vediamo ogni giorno, a manifestazioni di protesta “fai da te” molto pericolose che si stanno sviluppando con caratteristica virale. Un “virus” economico che necessita di cure per disinnescare tensioni con azioni concrete e immediate (ieri….è già tardi).
Parimenti faccio notare, seppur con forti dolori di pancia della categoria, il grande senso di responsabilità dell’autotrasporto che non ha chiesto di ripartire, ma di continuare per garantire, come ha sempre fatto, la sopravvivenza a tutti i cittadini.

Quello che salta all’occhio, vedendo vari reportage televisivi, è l’assenza, sulla piazza, dei rappresentanti di associazioni di categoria: un dato che crea imbarazzo. Perché questo silenzio? Chiediamocelo, è necessario!

A tal proposito, per avviare una discussione serena, intendo riportare per nulla pretendere l’avere la bacchetta magica, alcune considerazioni e prese di posizione che manifestano la necessità di una rivisitazione del sistema di rappresentatività “vera, reale e concreta”: c’è bisogno probabilmente di una difficile e coraggiosa “revisione”..

Non si può continuare, dicono dalla piazza, a tenere in piedi associazioni di categoria (quelle presenti nel cd definito Olimpo), che hanno perso, a detta di molti operatori, il senso del loro stesso esistere: il contatto con la categoria. Rappresentanze che difficilmente, potranno essere “toccate” se non addirittura utopistico pensare di riportarle sulla terra, per procedimenti antichi, obsoleti, grazie ai quali una volta avuto un riconoscimento, questo rimane immutato in eterno.

Un esempio sul quale aprire la discussione è “l’arbitraria” obbligatorietà di iscrizione al Fondo FSBA (Fondo di solidarietà bilaterale per l’artigianato) di cui si parla in questi tempi, onde poter accedere alla Cassa integrazione. Si tratta di un fondo costituito dalle associazioni datoriali e quelle dei dipendenti (Confartigianato, CNA, Casartigiani, Claai, CGIL, CISL, UIL) .

All’indomani dell’approvazione del Decreto c.d. Cura Italia, con riferimento al comparto artigiano, è sorto un acceso dibattito sulla obbligatorietà dell’iscrizione al Fondo di solidarietà bilaterale dell’artigianato, apparentemente necessaria ad accedere alla cassa integrazione con causale COVID-19.

Da più parti si è levata la protesta degli artigiani e della categoria dei consulenti del lavoro che, a ragione, avevano sempre ritenuto non necessaria l’iscrizione a FSBA e EBNA.

Di contro l’Ente Bilaterale che gestisce il Fondo, pur avendo ricevuto un trasferimento di risorse pubbliche a sostegno della CIG pari a 60 milioni e forse più di euro, con diversi comunicati stampa, ha mantenuto ferma la propria posizione, affermando categoricamente che l’iscrizione è dovuta per legge.

L’arbitraria, a detta di altri esperti, richiesta di iscrizione, che comporterebbe il sorgere dell’obbligo contributivo non solo per il futuro, ma anche per il pregresso (pari a 36 mensilità), ha di fatto paralizzato la possibilità di ottenere la cassa integrazione per migliaia di datori di lavoro che liberamente avevano deciso di non aderire al FSBA.

“Tutto questo sta avvenendo in palese violazione dei principi costituzionali e chiediamo – si sostiene dall’associazionismo “in prima linea” – un immediato passo indietro, nel rispetto delle migliaia di imprese artigiane che necessitano di questi soldi per la cassa integrazione che, vorrei ricordarlo, sono pubblici. È impensabile vincolarne l’accesso all’iscrizione a un fondo privato, altrimenti sarebbe come non dare alcun sostegno, dal momento che il pagamento delle mensilità per i datori di lavoro può arrivare anche a qualche migliaia di euro”. Sull’argomento si è espresso anche il TAR del Lazio– Roma, sez. III quater che ha riconosciuto la possibilità di presentare la domanda di integrazione salariale senza previa iscrizione a FSBA e EBNA.”
Capisco che si tratta di una questione molto tecnica, ma è facile comprendere che nessuno può obbligare a transitare in regime di monopolio.

Tornerò sul “pezzo” con personale esposizione delle considerazioni che ho letto di altre associazioni che non fanno parte degli elenchi codificati e sulla questione del Fondo, ma nel frattempo, se dobbiamo, come stiamo affrontando, un periodo di grandi sofferenze, bisogna “lavorare tutti insieme”, nessuno escluso, e affrettarsi a trovare le soluzioni nei confronti di due nemici estremamente pericolosi: una crisi economica epocale e una pandemia dai risvolti pesantissimi di non facile soluzione. Ritengo infatti che molti che operano al fianco di tantissime imprese possano apportare un contributo propositivo. Necessario fare una sintesi.
Ufficio stampa: Lorella Ulpiani

Credo sia necessario dire basta e regolarizzare i monopoli; i tempi stanno cambiando velocemente e quindi rimbocchiamoci le maniche “tutti” e come si dice in termini calcistici: palla avanti e pedalare.

Dall’Inno d’Italia……stringiamci a coorte e buon fine settimana ancora di speranza a tutti.

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Prosegue l’impegno PMIA (Piccole e medie imprese autotrasporto) per fare chiarezza nella confusione creata nell’autotrasporto, e verso l’autotrasporto, dalle letture errate di uno studio avviato dal Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche) sulla diffusione del contagio da covid 19 che attribuisce, letto solo il titolo, ai vettori di trasporto e alle maggiori direttrici di movimentazione merci e persone, un ruolo chiave nella diffusione. I Tir, come sempre, sono in prima linea.

La sintesi “scorretta o inesatta”, a mio avviso,di un titolo del Corriere.it e non solo (in molti hanno ripreso la notizia), secondo la quale, sul titolo, scrive: “Il contagio ha viaggiato sui Tir in autostrada” ha fatto sì che prendesse piede erroneamente la semplificazione secondo cui i camion portano il covid 19.

Ora, senza tornare sul fatto che i Tir hanno garantito e stanno garantendo la tenuta di comparti strategici come l’alimentare, solo per citarne uno, chiediamo si cancelli l’idea pregiudizievole del trasportatore “untore” (e sono diversi gli episodi spiacevoli, registrati in questo senso) e si lavori insieme per la reale sicurezza collettiva.

Lo studio sulla mappatura della diffusione del covid 19, interessa l’autotrasporto su due fronti: quello del contagio dei trasportatori nel movimentare colli sulle cui superfici il virus ha un tempo di resistenza e di pericolosità; quello di possibili trasportatori positivi ma asintomatici.

La PMIA autotrasporto, sigla presente in trenta province in Italia, da ieri ha attivato sul proprio sito (www.pmia.it) un sondaggio anonimo (del quale pubblichiamo un primo risultato)  tra le imprese associate, con l’intento di raccogliere numeri che non faranno statistica ufficiale, ma forse potrebbero dare indicazioni concrete ai ricercatori, in quanto dati provenienti direttamente dai territori e dagli operatori.

Non abbiamo chiesto o ricevuto ringraziamenti, non abbiamo avuto alcun aiuto nemmeno nella logistica, nulla che potesse far sentire anche solo la vicinanza del Paese alle nostre imprese. Ma ora, al mondo della ricerca e a chi gestisce l’emergenza covid 19, poniamo alcune domande a tutela della sicurezza e della professionalità della categoria.

Qualcuno ha verificato quanti contagi ci sono tra gli trasportatori? Quanti sono i dipendenti dei supermercati addetti alla ricezione delle merci che sono stati contagiati dai trasportatori? Quanti e quali sono gli autotrasportatori che oltre a viaggiare in ambito nazionale, hanno fatto trasporti negli altri Paesi? Quante famiglie di trasportatori risultano contagiate? Con quante persone e con chi gli autotrasportatori hanno avuto necessari contatti di lavoro? Quanti sono i trasportatori che sono stati controllati con tamponi? In riferimento alla ipotesi di mappatura dei contagi, si sono attivate le eventuali misure straordinarie di contenimento?

Da una parte, riprendo un pensiero di Sergio Grujic (uno che di kilometri ne fa tanti), la ricerca scientifica (matematica) si è mossa per individuare risposte sull’eventuale collegamento tra autotrasporto e diffusione del Covid 19. Dall’altra, PMIA fa notare la limitazione nelle tratte geografiche oggetto di studio. Il traffico dei mezzi pesanti ha anche altre tratte molto importanti che forse è il caso di prendere in considerazione, quelle per esempio nel versante tirrenico.

PMIA ha grandissimo interesse ai numeri e alla loro analisi ma in un contesto di correttezza anche nella comunicazione dei dati. Siamo pronti a collaborare con studi di settore nell’ottica di migliorare la sicurezza sul lavoro, relativa alla contingenza del covid 19 e non solo.

Per oggi può bastare, domani vedremo. Nel contempo stiamo monitorando anche le opinioni degli autotrasportatori per decidere cosa fare!!!

Ufficio Stampa: Lorena Ulpiani

 

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Leggo con sconcerto, dal Corriere della sera (corriere.it) del 12 aprile: “Il contagio ha viaggiato sui Tir in autostrada”. Titolo che è la sintesi, palesemente forzata, di una analisi matematica avviata dal Cnr sulla diffusione dell’epidemia  e che in alcuna maniera, indica nell’autotrasporto o in altre categorie potenziali untori della pandemia, come invece si evince dal titolo del Corriere della sera (corriere.it).

Il rischio di tale forzatura è che si inneschino reazioni autonome di blocco in una categoria già pesantemente gravata dall’emergenza Covid 19: ricordo che i camionisti operano in questo momento in condizioni difficilissime, senza servizi logistici e senza garanzia di pagamento del servizio. In sostanza: lavorano perché non ci si può fermare, per se stessi e per il Paese.

Detto questo, è verissimo che nell’articolo, lo studio/teorema presentato in forma di intervista al ricercatore dell’Istituto per le applicazioni del calcolo “Mauro Picone”, Giovanni Sebastiani (che per il Cnr firma la presentazione dello studio su Scienzainrete) dice ben altro.

Analizza le direttrici di diffusione del virus e la coincidenza di queste con i grandi assi di movimentazione di persone e merci, non solo in Italia. Obiettivo è verificare la sostenibilità matematica del teorema. Ma sappiamo anche tutti, come, un titolo di quella pesantezza, incida sia sull’opinione pubblica sia sugli operatori in modo esponenzialmente maggiore rispetto all’approfondimento di testi e studi. In sostanza, continuo a rivedere note di profonda amarezza.

L’analisi in questione riguarda più vettori e non solo le autostrade, ad esempio nello stesso articolo del Corriere della Sera (corriere.it), si citano le ferrovie. Ritengo intuitivo che il potenziale di contagio interpersonale sia maggiore nel trasporto pubblico di massa, piuttosto che in quello privato e nello specifico sui Tir. Tanto che le misure di sicurezza adottate prima dal nostro Governo, poi da quelli di altri Stati, puntano sul di stanziamento sociale e non certo sul blocco del bancale o dell’autotrasporto.

Scrivere “Il contagio ha viaggiato sui Tir in autostrada” non è querelabile, perché è probabile che il Covid 19 abbia “viaggiato” anche sui Tir, come sulle vetture private, sui treni o sugli aerei, in bicicletta, sugli abiti o sui carrelli dei supermercati; indisturbato, almeno nella fase iniziale della diffusione. Prova ne è che anche l’autotrasporto ha i suoi operatori positivi. Ma non per questo untori!

Se mai, come per altre categorie, vittime di senso civico e senso di responsabilità.

https://www.corriere.it/cronache/20_aprile_12/coronavirus-studio-il-contagio-ha-viaggiato-tir-autostrada-e8811248-7c6e-11ea-9e96-ac81f1df708a.shtml

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Situazione quasi insostenibile nel settore trasporti, i tempi di pagamento dai primi dati si stanno ulteriormente allungando, la Società autostrade vuole che i pedaggi siano pagati, i rifornimento di gasolio devono essere pagati, I dipendenti devono essere pagati.

Qualora si dovesse verificare (come sta già accadendo)  dei ritardi dei pagamenti tutto il sistema collasserà, i primi a fare da banca ai committenti saranno proprio le aziende di trasporto e dette aziende non godono dei privilegi riservate agli istituti bancari

Qui sotto l’intervista completa

 

Intervista di Remo Croci a Roberto Galanti

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Mancano pochi ore per la S.Pasqua, giorno di pace, allora, anche se in anticipo sulla consueta rubrica domenicale, cerco di evidenziare quello che sta accadendo (una parte ovviamente) in Italia nel settore dell’autotrasporto.
Che sorpresa ci sarà nell’uovo? Solo tante preoccupazioni e speranze.
Oltre ai problemi cronici della categoria che non si è mai riusciti a risolvere, arrivano segnali di insostenibile sofferenza per molte delle nostre imprese specie per quanto attiene la distribuzione degli alimentari, dei medicinali, delle attrezzature e non solo.
Primo problema è la evidente riduzione dei fatturati che determinano l’ossigeno per le imprese che comunque provvedono a garantire (non so fino a quando) occupazione e sopravvivenza. Concedere prestiti con rimessa a sei anni, va benissimo ma se si riesce a lavorare.
In questa fase durissima, sul calo di fatturato, pesa molto anche il fatto che i viaggi in andata non trovino materie per i viaggi di ritorno: impensabile non tenere conto del costo del rientro a vuoto dei mezzi. Non solo. Come non bastasse, abbiamo notizia che alcuni committenti iniziano a proporre i pagamenti per i servizi fino a 12 mesi, partendo anche da crediti pre-coronavirus: vi ricordo che un servizio di autotrasporto dovrebbe essere pagato entro 60 giorni che per me sono anche troppi.
Da letture e ascolti, qualcuno, in rappresentanza della committenza, continua a sostenere che il prezzo del trasporto è troppo alto. Ancora questa storia!!!
“Signori committenti, avete mai provato a fare obiettivamente i conti di quanto costa, considerando tutte le voci, un km ad una impresa di autotrasporto? Beh se non lo avete fatto cerco di aiutarvi. Con quello che pagate, un’impresa, a malapena riesce a sopravvivere e se volete sono pronto al confronto senza scomodare i luminari di economia; basta fare il cosiddetto “conto della serva”.
La crisi che ci preoccupa è determinata anche dalla chiusura degli stabilimenti in Italia e dalle difficoltà a fare trasporti internazionali.
In questo periodo di emergenza, spero che, sia le forze politiche sia i nostri connazionali, abbiano capito l’importanza di un settore tanto strategico quanto bistrattato.
In buona sostanza, l’autotrasporto che ha sempre dimostrato senso di alta responsabilità, inizia ad avere affanno: per essere chiari, si è vicini alla effettiva impossibilità per le imprese di garantire il servizio e l’occupazione. Senza una soluzione a breve che alleggerisca i costi attualmente caricati sui soli autotrasportatori, si potrebbero generare atti di autonoma insofferenza che verrebbero a trovare (speriamo di no) solidarietà diffusa: in questo senso sono diverse le avvisaglie che si registrano da Nord a Sud, isole incluse.
Oggi non ci possiamo permettere di arrivare a questo, eppure è un rischio che si sta correndo.
Evitiamo, mi rivolgo a chi poi decide, di far fermare proprio ora l’autotrasporto. La speranza è che la “settimana di Passione” aiuti a portare ragionevolezza.
Ai colleghi, a cui va un abbraccio di cuore, dico: cerchiamo di resistere.
A emergenza virale finita, o alleggerita, faremo i dovuti conti, le considerazioni e prenderemo anche le necessarie decisioni, ma non ora… almeno fino a quando è possibile.
Buona Pasqua a voi tutti e alle Vostre famiglie

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In arrivo  un’ulteriore pericolosa tegola per un settore, quello dell’autotrasporto, già fortemente provato dallo stress e dai rischi di contagio. L’autotrasporto movimenta circa 125 miliardi di TKM (tonnellate per chilometro), e quindi pesa circa l’80 per cento di tutte le merci trasportate su strada. In questi giorni, forse per chi non conosce il settore, ci si è resi conto dell’importanza vitale nella società e nell’economia del paese Italia.

Un “nodo” pesante,  quello ormai storico relativo ai tempi di pagamento ed alla certezza del pagamento che non dovrebbe superare i  60 giorni (gia tanti, secondo me da imprenditore) dalla effettuazione del servizio, oggi, si somma alla incertezza quasi completa della riscossione; eppure ogni giorno un camion carica, viaggia, consegna, rientra e paga tutto (quando va bene) sapendo che il giorno successivo deve ripetere tutto con la stessa incertezza.

Questo ovviamente ha un costo spesso da saldare nell’immediato e quindi nessuno si può permettere di anticipare per altri (committenti), ai quali abbiamo sempre fatto da banca (molti pagamenti avvengono a 90/120 giorni) e deposito.

Passando all’attuale, per 60/90 giorni precedenti, relativi ai mesi di gennaio, febbraio e marzo (per le aziende di trasporto più fortunate) l’autotrasportatore è riuscito miracolosamente, a fronte del mancato incasso,  ad  anticipare i costi del personale, del gasolio, dell’autostrada e delle dotazioni di sicurezza, con la speranza di portare in azienda quella liquidità essenziale per continuare a garantire la sopravvivenza propria  della collettività .

Molte sono le chiamate che abbiamo ricevuto come Associazione di Categoria da parte dei nostri associati che a loro volta sono stati chiamati (gentilmente) dai propri committenti riferendo che non sarà possibile ritirare la RIBA, effettuare il Bonifico, accollando al solo “coronavirus” la colpa del mancato incasso.

Ancora una notizia che apprendo dai social (rischio)….. pare stiano arrivando le lettere recapitate ai fornitori da diversi committenti che preannunciano lo slittamento dei pagamenti anche di 12 mesi.

 Siamo alla follia totale.

Il rischio?

Se nulla cambia, si corre il rischio di forme autogestite di protesta per necessità manifesta che potrebbero arrivare,per adesione a catena, ad un fermo generale dell’autotrasporto anche per i settori sensibili (alimentare, carburanti, medicine, attrezzature). Persistendo tale situazione il fermo dei servizi non avverrà  per proclamazione, ma di fatto e questo sicuramente sarà molto difficile da gestire.

Ovviamente la speranza è che ciò non avvenga almeno per ora, ma alla ripresa bisognerà rivedere tante questioni rimaste inevase sui tavoli delle trattative da decenni. Una di queste, sicuramente seconda alle attuali necessità, è sicuramente quella della verifica della effettiva  rappresentatività del settore.

Ora sorge un dilemma, quante e quali  aziende di trasporto riusciranno a sopravvivere e  superare questo momento?

Una risposta? Beh considerato il momento critico, ma soprattutto il settore viene già da tanti anni, se non decenni, da situazione di mancanza di  notevole liquidità evidente, rischiamo di non trovare più aziende di trasporto capaci di poter movimentare le merci sul territorio nazionale ed internazionale.

Credo opportuno che si debba intervenire in qualche modo per evitare un tracollo non solo del settore, ma dell’intera economia nazionale.

E’ bene portare a conoscenza quelle che sono le problematiche del settore che abbiamo voluto riassumere e condividere, (d’accordo con quanto elencato da Maurizio Longo) nei punti (l’elenco è molto più corposo ovviamente) e naturalmente riferite a questo particolare periodo critico

  1. Le imprese di autotrasporto non riescono a fornirsi di mascherine e dei dispositivi di sicurezza per i propri dipendenti (sul mercato sono inesistenti);
  2. Le aree di servizio, lungo le principali infrastrutture viarie, quando sono aperte, non eseguono attività di ristorazione;
  3. Moltissime aree di servizio, essendo chiuse, non consentono ai conducenti di accedere ai necessari servizi igienici;
  4. Sulle tratte marittime, anche in quelle in cui la navigazione dura 20 ore, la ristorazione è chiusa per cui niente pasti, caffè e acqua;
  5. Sindaci di comuni, soprattutto in Sicilia, che hanno ordinato la chiusura totale delle strade per cui non fanno passare neanche i mezzi che devono scaricare merce alimentare o varia;
  6. Le banche non applicano, o si rifiutano di applicare, la disposizione afferente la sospensione dei leasing in presenza, sul conto corrente dell’impresa, delle risorse economiche a copertura del canone;
  7. In caso di prorogabilità del leasing non è stato chiarito dal Mit il caso dell’aggiornamento della carta di circolazione;
  8. Non risultano notificate alla Commissione UE le proroghe inerenti i documenti personali dell’autista (patente, Cqc, carta tachigrafica, Cfp, Adr ecc..) e dei veicoli (revisioni);
  9. I trasporti eccezionali, le cui autorizzazioni godono della proroga di validità, sono impediti ad operare perché è necessaria la conferma del Mit senza la quale Polizia Stradale, Aiscat e ANAS non ritengono sia applicabile la disposizione.
  10. certezza dei pagamenti per i servizi nei tempi previsti e non “a piacere” da parte dei committenti.

Quando usciremo fuori da questo tunnel maledetto della infezione, il COVID-19, non ha fatto altro che evidenziare tutte le problematiche che erano già presenti nel settore del trasporto e non solo.

Il rischio è quello che una impresa su due rischia il fallimento.

Trasportare implica necessariamente organizzare il lavoro, quindi caro Ministro, le nostre imprese non sanno, in questo momento, quali saranno e se ci saranno, i permessi di circolazione nel periodo di Pasqua sul territorio nazionale.

Il Ministero competente trovi il tempo, sperando che ce ne sia, per intervenire ora, oppure si rischia di  assistere ad un “2020…..odissea nell’autotrasporto”.

CARISSIMI AMICI E COLLEGHI FACCIAMO GIRARE LE NOTIZIE, CONDIVIDIAMOLE, PERCHE’ MOLTI NON CONOSCONO I GRANDI E GRAVI PROBLEMI DELLA NOSTRA CATEGORIA!

CONNAZIONALI VOGLIATECI BENE, NOI VE NE VOGLIAMO!!!

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Angeli?
consapevolezza delle missioni che ci sono state assegnate!!!
buon giorno carissimi amici e colleghi, da imprenditore, padre ed umile rappresentante di categoria , in una delle tante giornate tristi della nostra nazione, mi permetto di inviarvi un cordiale saluto ed un abbraccio.
Oggi tutti parlano giustamente di “angeli” che stanno operando per il bene di noi tutti e che mi sento di abbracciare e ringraziare virtualmente con stima ed affetto.
Ebbene, in questo processo di proclamazione delle schiere di angeli, mi sento di dare risalto e spazio, non per classifica, a chi opera con umilta’ e dedizione per far si che si possa permettere di trasportare una speranza e che e’ quella di uscire quanto prima dal tunnel della morte generato dal virus che ho paura anche a chiamarlo per nome.
Tutti abbiamo “finalmente” sentito ringraziare pubblicamente il lavoro e l’importanza degli autotrasportatori che mai come in questi tempi operano in regime di insicurezza per assicurare la speranza di “sopravvivenza”.
ci voleva questo maledetto virus per capire l’importanza del settore?
Noi stiamo continuando a fare il nostro lavoro, quello di sempre!
Il rischio di una “quarantena dei bisonti” e’ decisamente una situazione reale e concreta.
preghiamo per la salute dei nostri collaboratori alla guida perche’ mantengano uno stato di salute sufficiente a poter continuare a trasportare la vita.
Noi siamo gli stessi che abbiamo incrociato sulle strade e forse abbiamo anche maltrattato.
Tutti gli angeli che con commozione ringrazio ed abbraccio virtualmente e che operano in trincea senza contare le ore di servizio e coscienti del rischio di contagio, sono angeli (per fortuna) grazie anche rispetto alla “missione” di noi autotrasportatori.
Noi partiamo, viaggiamo e consegniamo, coscienti del rischio di uscire e con il rischio di non poter tornare ,per molto tempo, a casa ai nostri cari.
Siamo in prima linea come gli altri “angeli” ai quali non facciamo mancare cibo, medicine, attrezzature e presenza con il rischio remoto di contagio perche’ non riusciamo a garantirci le minime dotazioni di sicurezza.
Ogni giorno partiamo con la consapevolezza di rischiare la salute nostra , quella dei nostri familiari e quella delle persone che incontriamo nell’esercizio della nostra “piacevole” missione.
tutti siamo angeli!
Un po’ meno chi si ostina a non rispettare le regole che ci sono state date.
restiamo a casa vi prego!
Non complichiamo il lavoro degli altri; meno tempo stiamo a casa e piu’ lungo e’ il tempo di ripristino di una vita normale.
Questo è il momento del silenzio. avremo tempo per fare le nostre valutazioni e considerazioni, ma ora portiamo rispetto agli angeli (tutti)
Avremo tempo!
Buona salute e buona strada!!!!

roberto galanti

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Il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese ha adottato la direttiva ai prefetti per l’attuazione dei controlli nelle “aree a contenimento rafforzato”. Possibile scaricare il modulo di autodichiarazione (disponibile in allegato)

Sul sito del Ministero dell’interno è disponibile la direttiva relativa ai controlli nelle aree a contenimento rafforzato. Già per questa mattina si prevede il monitoraggio in tali aree, tra le quali l’intera Lombardia e altre 14 province di Piemonte, Emilia, Veneto, Marche e Piemonte: Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini in Emilia Romagna, Pesaro e Urbino nelle Marche, Alessandria, Asti, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli in Piemonte, Padova, Treviso e Venezia in Veneto.

1) La convocazione immediata, anche da remoto, dei Comitati provinciali per l’ordine e la sicurezza pubblica, per l’assunzione delle necessarie misure di coordinamento.

2) Indicazioni specifiche per i controlli relativi alla limitazione degli spostamenti delle persone fisiche in entrata e in uscita e all’interno dei territori “a contenimento rafforzato”:

a) gli spostamenti potranno avvenire solo se motivati da esigenze lavorative o situazioni di necessità o per motivi di salute da attestare mediante autodichiarazione, che potrà essere resa anche seduta stante attraverso la compilazione di moduli forniti dalle forze di polizia. Un divieto assoluto, che non ammette eccezioni, è previsto per le persone sottoposte alla misura della quarantena o che sono risultate positive al virus.

b) I controlli sul rispetto delle limitazioni della mobilità avverranno lungo le linee di comunicazione e le grandi infrastrutture del sistema dei trasporti. Per quanto riguarda la rete autostradale e la viabilità principale, la polizia stradale procederà ad effettuare i controlli acquisendo le prescritte autodichiarazioni. Analoghi servizi saranno svolti lungo la viabilità ordinaria anche dall’Arma dei carabinieri e dalle polizie municipali.

d) Negli aeroporti delle aree dei territori “a contenimento rafforzato”, i passeggeri in partenza saranno sottoposti al controllo, oltre che del possesso del titolo di viaggio, anche della prescritta autocertificazione. Analoghi controlli verranno effettuati nei voli in arrivo nelle predette aree. Restano esclusi i passeggeri in transito.

e) Per i voli Schengen ed extra Schengen in partenza, le autocertificazioni saranno richieste unicamente per i residenti o domiciliati nei territori soggetti a limitazioni. Nei voli Schengen ed extra Schengen in arrivo, i passeggeri dovranno motivare lo scopo del viaggio all’atto dell’ingresso.

f) Analoghe controlli verranno adottati a Venezia per i passeggeri delle navi di crociera che non potranno sbarcare per visitare la città ma potranno transitare unicamente per rientrare nei luoghi di residenza o nei paesi di provenienza.

3) La veridicità dell’autodichiarazione potrà essere verificata anche con successivi controlli.

4) La sanzione per chi viola le limitazioni agli spostamenti è quella indicata dal dpcm 8 marzo 2020 (articolo 650 del codice penale: inosservanza di un provvedimento di un’autorità), salvo che non si possa configurare un’ipotesi più grave.
A questo proposito, al fine di fornire al pubblico un’informazione non solo corretta ma quanto più esaustiva possibile, il personale operante provvederà anche a informare gli interessati sulle più gravi conseguenze sul piano penale di un comportamento, anche solo colposo, non conforme alle previsioni del dpcm che possono portare a configurare ipotesi di reato.