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Raffica di arresti e sequestri da parte della Finanza nell’ambito di una maxi inchiesta su una forde di carburanti a cavallo tra le province di Macerata e Ancona. Il bilancio dell’operazione “Drago Nero” è di sei arresti, ai domiciliari, 25 persone indagate, e il sequestro di beni per 22 milioni a fronte di una fronte da 120. L’inchiesta, partita nell’estate del 2015, ha portato all’esecuzione di decine di perquisizioni e conseguenti sequestri documentali nelle sedi societarie e presso le abitazioni delle persone a vario titolo coinvolte, sparse nelle regioni Marche, Lazio, Abruzzo, Campania Puglia e Lombardia.

La complessa ramificazione societaria, costituita ad hoc per ostacolare l’accertamento della frode, con la compartecipazione di un elevato numero di persone, aveva base decisionale a San Severino Marche, in provincia di Macerata A capo dell’associazione per delinquere, un settempedano, di anni 50, risultato il dominus assoluto, cioè colui che ha promosso e coordinato il sodalizio criminoso. Lo schema della gigantesca frode fiscale, una delle più ampie e articolate mai scoperte negli ultimi anni nel settore dei prodotti petroliferi, prevedeva, infatti, che il carburante effettuasse due “viaggi” differenti:  un “viaggio fisico”, con cui il prodotto, partendo dall’estero a mezzo di autobotti, raggiungeva direttamente i depositi di stoccaggio ubicati a San Severino Marche (MC), Cava de’ Tirreni (SA), Capriva del Friuli (GO), Fiumicino (RM), Mirano (VE) e Monselice (PD), per poi essere velocemente inviata presso i distributori stradali;  un “viaggio cartolare”, molto più “tortuoso” di quello fisico, ma fiscalmente e indebitamente vantaggioso. Il carburante, infatti, veniva cartolarmente ceduto, dapprima, a 3 società “cartiere” formalmente ubicate in Bulgaria e nella Repubblica Ceca, ma gestite dai membri dell’organizzazione criminale, per poi essere fatturato a società “cartiere” italiane (complessivamente 7 società italiane più una società svizzera avente domicilio fiscale in Italia), le quali non versavano l’imposta dovuta, pur incassandola dai clienti finali. Infine, il carburante veniva venduto a distributori stradali, alcuni dei quali collegati direttamente ai membri dell’organizzazione. L’imponente frode fiscale ha interessato oltre 133 milioni di litri di carburante, proveniente essenzialmente dalla Slovenia. Il Giudice per le Indagini Preliminari ha disposto il sequestro preventivo, eseguito dai militari della GDF, finalizzato alla confisca di beni, fino a concorrenza della somma di circa euro 22 milioni di euro e pari al profitto illecito conseguito in virtù dei reati contestati e costituiti da: – 9 distributori stradali (attualmente in attività) gestiti da tre società su tre province (Ancona Teramo e Pesaro e Urbino; – 7 società utilizzate per la frode; – quote di partecipazione al capitale sociale di 23 società e 3 ditte individuali; – 21 immobili e 16 terreni ubicati in 5 province; – 4 autoveicoli; – 9 automezzi commerciali; – 3 motocicli; – 1 barca; nonché le disponibilità bancarie riconducibili agli indagati.

fonte corriere dell’adriatico

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I militari del Nucleo di Polizia Tributaria di Napoli hanno effettuato un sequestro patrimoniale di beni per un valore di oltre 46 milioni di euro nei confronti di varie società operanti nel settore del commercio dei prodotti petroliferi. Il provvedimento è stato emesso da Gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, su richiesta della Procura che coordina le indagini su “un complesso meccanismo fraudolento di vaste proporzioni esclusivamente finalizzato alla evasione fiscale. In particolare, l’attività investigativa del Nucleo di Polizia Tributaria”, avviato dopo il rinvenimento di documentazione extracontabile presso un operatore economico del settore, riguardante ingenti partite di carburante smerciate totalmente “in nero” e acquistate prevalentemente da una società casertana leader nello specifico segmento di mercato”. La scoperta di un vero e proprio “libro nero sul quale erano stati annotati i nomi delle persone coinvolte”. Un sistema utilizzato “per sottrarre diversi milioni di base imponibile al Fisco e per vendere in contrabbando il prodotto petrolifero”. Secondo l’accusa la società faceva risultare fittiziamente di aver denaturato ingenti quantità di gasolio da destinare ad usi agevolati ed emetteva false fatture di vendita dello stesso prodotto nei confronti di clienti compiacenti. Secondo le indagini il meccanismo ha consentito di evadere complessivamente, tra imposte dirette ed indirette, oltre 10 milioni di euro.

fonte ottopagine