Discariche totalmente abusive, prodotti pericolosi, tra cui salme provenienti dai cimiteri, interrati senza alcun rispetto della normativa vigente, camion carichi di rifiuti intestati ad una ditta calabrese smaltiti in maniera illecita in Veneto: è quanto ha scoperto la Polizia stradale di Verona con un’indagine che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di 19 persone, tutti imprenditori residenti nelle province di Milano e Verona, al sequestro di diverse aziende e di circa 35mila tonnellate di rifiuti.
L’indagine è partita un paio di mesi fa quando gli uomini della Stradale hanno iniziato una serie di controlli sui mezzi pesanti adibiti al trasporto di rifiuti speciali, analizzando i flussi e la documentazione riguardante la movimentazione dei rifiuti in provincia di Verona. Le verifiche hanno consentito di scoprire un giro d’affari che andava ben oltre la provincia, coinvolgendo diversi imprenditori. La Stradale ha inoltre individuato decine di aree utilizzate come discariche abusive, dove veniva sversato ogni tipo di rifiuto, comprese centinaia di metri cubi di materiali pericolosi contenenti amianto.
Al termine di questa prima fase dell’indagine sono state denunciate 19 persone e sequestrate (parzialmente o totalmente) otto aziende, due capannoni adibiti a deposito illecito di rifiuti pericolosi, quattro depositi non autorizzati, 35mila tonnellate e cinque autocarri. Sono inoltre state disposte sanzioni amministrative per circa 300mila euro. A far scattare i sospetti sono stati i controlli su una ditta di autotrasporti con sede in provincia di Crotone ma operante in Veneto. La Polizia Stradale ha seguito uno dei camion carico di rifiuti e ha scoperto che i prodotti venivano sversati in maniera totalmente abusiva in provincia di Verona. Ma non solo: nell’ambito di ulteriori controlli, i poliziotti sono riusciti a individuare un’area di circa 4mila metri quadrati nel comune di Ronco all’Adige in cui anche i rifiuti provenienti dalle attività di esumazione delle salme nei cimiteri venivano gestiti in modo illecito.
«Gli indagati sono tutti residenti nelle province di Verona e Milano – dice il direttore della Polizia stradale di Verona Girolamo Lacquaniti – e ciò dimostra, se ce ne fosse ancora bisogno, che l’illecito guadagno dato dalla gestione illecita dei rifiuti non fa gola solo alla criminalità organizzata del sud ma anche ad imprenditori che agiscono senza alcuna remora per i gravissimi danni ambientali ed i conseguenti rischi per la salute della popolazione». Le indagini, prosegue Lacquaniti, non sono ancora concluse: «Andremo avanti con le verifiche e i controlli anche in altre zone della provincia di Verona visto che gli elementi finora raccolti ci fanno presumere una diffusione particolarmente ampia di questo fenomeno criminale». Gli accertamenti sulla pericolosità dei rifiuti sono stati svolti in collaborazione con personale dell’Arpav di Verona, che sta verificando i danni da inquinamento soprattutto relativamente all’illecito smaltimento di materiali contaminati da amianto e sostanze pericolose.
«Al momento non abbiamo un riscontro oggettivo di un legame con la criminalità organizzata di tipo mafioso, in questo caso come la `ndrangheta». Lo ha detto il comandante della Polizia stradale di Verona, Girolamo Lacquaniti, che ha illustrato l’operazione che ha portato al sequestro di 8 aziende e alla denuncia di 19 persone, accusate a vario titolo di trasporto e smaltimento illecito di rifiuti. Nell’indagine, infatti, è coinvolta una ditta di autotrasporti di inerti e rifiuti di vario genere con sede legale a Melissa (Crotone), ma operante in provincia di Verona, sanzionata con 250mila euro; i titolari calabresi della stessa azienda risultano coinvolti in un’altra indagine della Squadra mobile scaligera per lo smaltimento di rifiuti pericolosi a Ronco all’Adige (Verona) avviata a ottobre del 2014 e che aveva portato all’inquinamento della falda e al sequestro, lo scorso luglio, di un’oasi naturalistica lo scorso. «Il rischio mafioso – ha spiegato Lacquaniti – è un rischio con le quali tutte le aree geografiche devono tener conto, in questo momento non possiamo escludere nulla, la polizia vigila affinché il territorio ed i suoi residenti siamo tutelati, ma credo che sia impossibile escludere il rischio di infiltrazioni per qualsiasi provincia italiana». Proprio a Ronco all’Adige, in questa indagine la Polstrada ha sequestrato un’area di 4 mila mq nella quale erano depositati mille mc di rifiuti pericolosi, ma anche resti umani, derivanti dalle operazioni di esumazione ed estumulazione delle salme in cimiteri che non sono ancora stati individuati. Questa azienda non aveva nessuna autorizzazione.
Gli altri sequestri hanno interessato aree e depositi nei comuni di Arcole, Castelnuovo del Garda, Sommacampagna, Villafranca di Verona, Povegliano Veronese, Sona e Vigasio; in quest’ultimo sito erano depositate decine di bancali di Eternit in pessimo stato di conservazione. Tra i rifiuti scoperti dai poliziotti c’erano scarti di metalli e altri materiali pericolosi per l’ambiente. «La nostra attività d’indagine – ha sottolineato Laquaniti – si è sviluppata con l’Arpav di Verona che è l’ agenzia deputata a stabilire quali sono gli indici di inquinamento e quali sono i rischi che eventualmente corre la popolazione». «Non credo – ha concluso – che sia corretto generare allarmismo prima che arrivino i dati dell’Arpav, certo questi comportamenti sono in spregio al rispetto dell’ambiente».