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Uber Pop, di fatto sta divenendo un problema anche in Italia, il servizio di auto a noleggio via app che sostanzialmente fa concorrenza al normale servizio taxi. Una ennesima protesta, l’ultima di tante che hanno fatto il giro del mondo, non senza escludere l’Italia e anche Genova dove ci sono state le barricate dei conduttori delle auto bianche. Vediamo allora qual è oggi la situazione nei principali Paesi del mondo.

Australia: dal maggio 2015 sono state regolamentate (ma non vietate) le attività di Uber Pop: gli autisti sono registrati e al momento è in corso un programma di integrazione con i normali servizi di taxi. Gli autisti di Uber devono rispettare determinati criteri legali e amministrativi. Alcuni Stati della federazione australiana hanno però utilizzato criteri diversi (in senso meno restrittivo).

Belgio: Uber è stato bandito a Bruxelles come servizio abusivo. Nonostante questo la società continua a essere ufficialmente presente nel Paese.

Brasile: Il 29 aprile 2015 un tribunale brasiliano ha bandito Uber accogliendo le proteste dei sindacati dei tassisti. Nello scorso ottobre il sindaco di San Paolo ha firmato un’ordinanza che consente a una nuova categoria definita “taxi neri” di operare in parallelo ai taxi normali, ma Uber non ha colto l’occasione specificando di non essere una “compagnia di taxi”.

Bulgaria: Nell’ottobre scorso il parlamento bulgaro ha votato una legge che prevede che solo gli autisti certificati dalle aziende di taxi possono svolgere servizio. La legge di fatto esclude Uber dal mercato a meno che non decida di registrarsi quale azienda di taxi, cosa finora non fatta.

Canada: Uber Pop aveva cominciato a operare nel 2012 incontrando subito grosse difficoltà: polizia e amministrazioni civiche hanno a più riprese multato e proibito il servizio nelle maggiori città del Paese. Ad oggi il servizio è formalmente illegale.

Cina: Anche se la situazione non è chiara dal punto di vista legale, la polizia ha più volte fermato e multato tanto gli autisti quanto gli stessi uffici della società.

Croazia: Uber aveva annunciato il suo arrivo a Zagabria, ma trovando subito un fuoco di fila di proibizioni legali e l’insorgere delle aziende di taxi.

Danimarca: Dopo l’arrivo dei servizi di Uber a Copenhagen, l’Autorità nazionale dei trasporti ha aperto un dossier in cui si accusa l’azienda di operare illegalmente. Tuttavia finora non sono state raggiunte conclusioni e il servizio è attivo.

Francia: Il lancio di Uber Pop risale all’inizio del 2014: subito si è mossa l’Agenzia governativa di protezione dei consumatori contestando a Uber illegalità fiscali e regolamentari. Oltre a ciò, il Paese è stato attraversato da una serie di scioperi e proteste dei tassisti. Uber Popè stata vietata il primo gennaio 2015 con una apposita legge. I manager francesi della compagnia Thibault Simphal e Pierre-Dimitri Gore-Coty sono stati poi arrestati per complicità nel servizio che ha continuato a operare clandestinamente.

Germania: Dopo una serie di ingiunzioni, processi e ricorsi, UberPop è stato vietato nel 2015, ma è stato sostituito da UberX, più simile a un’auto a noleggio con chauffeur, e che rispetterebbe le leggi tedesche.

Hong Kong: Nell’agosto 2015 la polizia ha arrestato diversi autisti Uber e il servizio è stato decretato illegale.

India: Diversi stati indiani hanno vietato il servizio dopo che il ministero degli Interni ha imposto di fermare tutti i servizi di taxi basati sul web. Dopo una serie di trattative, Uber è riuscita a continuare a operare purché nel rispetto di una serie di stringenti regole amministrative.

Italia: Il 25 maggio scorso Uber Pop è stato vietato dal tribunale di Milano con la sentenza del giudice Claudio Marangoni per violazione della concorrenza, oltre a questa ordinanza e negli ultimi giorni è stata confermata la linea già stabilita da diverse Prefetture di contrastare chi utilizza un mezzo privato per svolgere un servizio pubblico non autorizzato.

Con un comunicato pubblicato sul proprio sito istituzionale, il Ministero dell’Interno conferma la linea già stabilita da diverse Prefetture di contrastare in maniera chiara chi utilizza un mezzo privato per svolgere un servizio pubblico non autorizzato.

Non esiste, infatti, nessuna circolare “Alfano”che consentirebbe di non sanzionare il servizio “Uber pop”, semmai esiste una circolare del Dipartimento di Pubblica Sicurezza, inviata, l’11 marzo del 2016, ai dirigenti dei Compartimenti di Polizia Stradale, con il chiaro intento di trasmettere il parere del Consiglio di Stato secondo il quale viene mantenuta l’applicabilità della sanzione prevista dall’art. 82 del Codice della Strada – laddove venga accertato l’utilizzo del veicolo per una destinazione o uso diversi da quelli indicati sulla carta di circolazione – nei confronti del conducente del veicolo, utilizzato per trasporto di persone ed effettuato attraverso nuove forme di organizzazione e gestione telematica “Uber e Uber pop”.

In particolare, è bene sottolineare che la sanzione di cui al citato art. 82 – sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 84 a euro 335 cui consegue anche quella accessoria della sospensione della carta di circolazione da 1 a 6 mesi che, in caso di recidiva, va dai 6 ai 12 mesi – non rappresenta una sanzione minima né l’attuazione di una linea morbida quanto l’individuazione di una fattispecie certa e tipica, a legislazione vigente, applicabile all’ipotesi di violazione.

Olanda: Nel dicembre 2014 i giudici olandesi hanno vietato il servizio “di trasporto di persone a pagamento senza licenza”. Uber ha affermato che avrebbe continuato il servizio anche se ogni autista “pizzicato” rischia una multa di 40.000 euro.

Nuova Zelanda: Nel gennaio 2015 una serie di mezzi Uber e accusa l’azienda di irregolarità nel servizio di trasporto pubblico a pagamento.

Norvegia: Nel Paese è in corso un dibattito legale sulla permissibilità del servizio che ancora non si è concluso. Uber Pop è disponibile.

Polonia: Il servizio è consentito ma fortemente avversato dai sindacati dei tassisti.

Romania: Il servizio è illegale con una legge emanata nel maggio 2015.

Sudafrica: Anche se non esistono leggi specifiche, gli autisti Uber vengono multati o incriminati regolarmente per mancanza di “permessi”.

Spagna: Dopo le feroci proteste dell’Associazione tassisti di Madrid, un tribunale iberico ha affermato che Uber Pop “non ha l’autorizzazione amministrativa di svolgere il suo servizio il quale peraltro costituisce violazione della concorrenza”. Il servizio è sospeso dal dicembre 2014.

Regno Unito: A giugno del 2014 le associazioni dei tassisti hanno bloccato il traffico di Londra contro Uber. Dopo una lunga battaglia legale, l’Alta corte inglese ha decretato che il servizio è legale.

Usa: Anche negli Stati Uniti dove è nata, Uber Pop ha avuto molte difficoltà, dal 2011 in poi. San Francisco, Washington D.C., Chicago, lo stato del Massachusetts, New York. Nel 2013 però la California ha riconosciuto la legalità di Uber insieme a quella di servizi analoghi, anche se sulla base di impegni amministrativi e assicurativi. Tuttavia la situazione negli States resta a macchia di leopardo e i singoli Stati e le singole città hanno regolamenti diversi.

fonte secoloxix